riflessioni ispirate dalla lettura di "sotto la ruota" di Hermann Hesse

10.11.2022

Questo romanzo breve dell'amato Hermann Hesse mi ha molto colpito ed impressionato. Esso ha risvegliato ed agitato molte emozioni che erano assopite in me e mi ha fatto provare una certa dolce nostalgia, una certa gioia, pienezza come se risentissi scorrere in me i moti fiorenti, esuberanti ed agitati della vita, come se resuscitasse in me un mucchio di desideri, passioni e speranze che avevo da tanto troppo tempo abbandonato e rinnegato ritrovandomi così arido, freddo, muto, senza più vibrazione, come una corda di chitarra schiacciata. È come se io da lungo tempo mi fossi sottratto dal flusso sempre rinnovato e fresco della vita e mi fossi ritratto da esso rimanendo così senza guida; sono rimasto così gelido, immoto osservatore mentre la mia vita si faceva sempre più calcolata, fredda, programmata e razionale. Questo libro mi hai invece ricordato quella vita forte, potente, che attraversa, che percorre e fa fremere le nostre fibre come corde musicali; quella vita che percorre ogni volta rinnovata le sempre nuove generazioni di uomini. Trovo che questo romanzo sia veramente bello ed abbia anche un messaggio quanto mai importante ed attuale. Esso racconta la vite interiore, emotiva, spirituale di un ragazzino: Hans. Hesse ha la preziosa qualità di raccontare e descrivere con chiarezza ciò che succede dentro gli uomini; egli non vede e non parla solo del mondo fisico, materiale (che certo non trascura ma descrive magnificamente) ma anche la vita intima, interiore, spirituale, quella vita celata agli occhi ma aperta e chiara e svelata al cuore... Mi ha molto colpito la figura di Hans che immola la sua vita di ragazzino allo studio, spinto dall' ambizione corrosiva, dall'orgoglio, dalla superbia di sentirsi superiore agli altri. Ma in realtà il povero, dolce, profondo e sensibile Hans è la vittima: infatti è il mondo degli adulti ad avergli instillato come un veleno il senso di superiorità, tramite i meccanismi competitivi scolastici, tramite gli elogi e la considerazione conferitagli per il suo rendimento, per le sue molte ore di studio. Ancora, è l' arido mondo degli adulti ad avergli instillato l' ambizione tramite la paura e l'ansia: il padre infatti spronava il figlio a studiare e ad aver successo per orgoglio personale, per potersi vantare in società del proprio capace figlio di successo, è se il figlio non fosse riuscito a conquistare una buona posizione in società, se il figlio non fosse riuscito ad avere successo, ne sarebbe rimasto molto deluso ed arrabbiato. La società gli instilla il timore per il futuro, la paura di essere giudicato male: cosa farà: sarà un vagabondo, uno di quelli da disprezzare, o un semplice manovale ignorante? Così il povero ragazzino si getta spaventato ed ansioso sullo studio (non è un caso che abbia molti mal di testa) e trascura, quasi reputandoli puerili, uno spreco di tempo i suoi svaghi da ragazzino... Ignora anche i suoi compagni che disprezza in quanto ignoranti. Ma che un ragazzino nella delicata età dell'adolescenza rinunci ad una vita felice e spensierata per lo studio, rimanga da solo, abbia frequenti mal di testa, questo agli adulti non sembra importante, questo non sembra nemmeno che lo vedano. Questo romanzo è anche la storia di come la società senza cuore distrugge la vita di un ragazzino recidendo l'esile tronco della sua vita interiore. Alla società, agli adulti non importa nulla di Hans come persona, a nessuno importa della sua felicità, del suo benessere; ognuno però cerca di modellarlo, inquadrarlo, controllarlo, reprimerlo. Ognuno pensa a sè, al proprio orgoglio, al vanto di un figlio "riuscito", di un proprio alunno modello che fa fare bella figura. Ognuno sembra voler reprimere la vitalità del ragazzino, la sua libertà perché li urta: essi infatti hanno rinunciato ad esse, essi si sono rinchiusi nel cantuccio arido e asettico che hanno scelto per la propria vita, e gli fa male vedere la spensieratezza di un ragazzino.
L'amico di Hans ha capito tutto ciò ed infatti prende lo studio sotto gamba e dà più importanza ai suoi autentici moti interiori: ma per questo viene punito, ostracizzato. Anche Hans quando capirà sarà allontanato, considerato male... Rimane solo... A nessuno interessa veramente di lui, interessava soltanto la sua immagine, il fatto che poteva diventare qualcuno di autorevole e stimato, il che era un vanto ed un orgoglio per chi aveva contribuito a modellarlo. Alla fine Hans prova ad entrare in società, nella società degli adulti, ma si accorge che qui i legami anche se all'apparenza gioviali ed amicali sono in realtà solo un' immagine esteriore buona da tenere in società, insegnata dalla società; in realtà i rapporti sono vuoti, a nessuno interessa dell'altro. La società non risparmia nulla di autentico, genuino, interiore, personale. La scuola si configura in questo racconto come lo strumento per inquadrare i ragazzi, renderli dei buoni ingranaggi per lo stato, per smorzare e reprimere tutto ciò che in loro vi è di vitale, autentico libero e profondo.
Questo romanzo, come ho detto, mi ha molto colpito, perché penso che ciò che racconta sia vero. La società instilla, senza che uno se ne accorga, i germi dell'ambizione, del timore del giudizio dei genitori e degli altri, della paura di venire ostracizzati. Io stesso ho vissuto tutto ciò; fra le scuole elementari e le medie e fino ai primi anni delle superiori ho deciso di sacrificare la mia vita di ragazzino per lo studio, l'orgoglio, l'ambizione e la paura. Avevo una gran paura di andare male a scuola, di venire bocciato, di rimanere socialmente indietro, di perdere la competizione, la gara e di essere abbandonato e relegato fra i perdenti; mi sentivo molto intelligente per tutte le cose che sapevo e pensavo di avere un'intelligenza fuori dal comune. In questo periodo godevo del riconoscimento dei professori. Ricordo che fin da piccolo, essendo molto timido, chiuso e quindi "tranquillo" venivo elogiato ed apprezzato per questa mia "tranquillità"; andavo bene perché ero buono e non creavo problemi. Nessuno lo vedeva minimamente come un problema, nessuno pensava al fatto che io potessi soffrire per il mio isolamento. Mi ritrovai così senza amici. Poi ho capito che non aveva senso assegnare tutta questa importanza alla scuola, che non mi avrebbe ricompensato in nessun modo è che comunque era di gran lunga più importante vivere la propria adolescenza e giovinezza.
In conclusione, consiglio vivamente a tutti la lettura di questo libro.  

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