PERCHÈ VIVIAMO PER LAVORARE?

06.06.2022
Lo strano concetto di lavoro dell'occidente.
Passeggiando mi son messo a pensare a come noi occidentali viviamo il lavoro.

Di pancia io nutro una sorta di avversione al lavoro nel senso che odio dover "spendere" / "consumare" molto tempo della mia vita svolgendo un occupazione, il più delle volte, inutile o gravosa. Sto pensando al tipico lavoro d'ufficio che spende le 8 ore (9 se ci mettiamo la pausa pranzo,10 con gli straordinari o 11) di preziosa luce solare facendoci stare seduti al computer dentro un qualsiasi ufficietto quadrato.

Il nostro tempo come diceva Seneca è prezioso, ed anche se non fosse (in una visione pessimista del mondo) è unico, proprio.
Il nostro è un tempo proprio da passare possibilmente felici e connessi agli altri.
È quindi un peccato doverlo dedicare ad un qualcosa di estraneo dal nostro destino ( il più delle volte almeno). Ma allora perché lo si fa? Qual'e il sottostante a questo conformismo?
Forse, e dico forse, nella mia riflessione uno dei motivi è la volontà di riuscire a passare il tempo, fuggendo dalla noia esistenziale.

Questo è un sottostante profondo dell'uomo. La difficoltà di affrontare direttamente la natura delle cose, di capirla, di accettarla unitamente a motivi emozionali porta la gente a chiudersi in gabbie "razionali", in strutture artificiali alienanti ed alienate dal mondo reale, dalla natura per poter passare il tempo in modo programmato e semplice. Esiliandosi dal mondo in un edificio scisso dall'ambiente, e dal contesto si riesce a rendere programmabile e definibile il proprio destino che si appiattisce unicamente a futuro.

Si noti bene che le ragioni sono molteplici ed ogni spunto di riflessione ne porta ed oscura altri.
Il futuro programmato è semplice, smart confortante. Quando ci programmiamo un viaggio di vacanza ci rende sicuri e confortati il sapere dove andare, il sapere dove dormire e cosa mangiare; mentre il dover andare all'avventura ci spaventa e ci getta in abissi di paura e nervoso. Cosa mangio? E se non trovo da dormire?

È difficile affidarsi completamente al fato, si può rimanere delusi, scottati e sconfitti.

Gettarsi alla garibaldina contro l'avversario fa paura ma può generare anche atti d'eroismo.
Gettarsi nel fluire della vita senza schemi mentali, chiusure (gabbie mentali) ci immerge completamente nelle piene potenzialità spazio temporali dell' essenza.

 Ci presenta il mondo come bambini: liberi e felici.

Certo in certe circostanzialitá e contingenze è doveroso un planning o meglio un idea di futuro, inteso più propriamente come un economia domestica per poter vivere, ma al di là delle basi solide o meno con cui ci sostentiamo, per la nostra felicità ritengo molto importante il dover vivere liberamente, il carpe Diem.
Detto questo, si vede come questo ragionamento va a cozzare irrimediabilmente con l'idea ed il conformismo del lavoro che noi occidentali abbiamo. L'idea riportata sopra nasce e cresce in un contesto di libertà, di non accentramento di non gerarchizzazione e classificazione della società. Il lavoro come meccanismo di controllo economico e sociale è frutto di questo progresso.
Il contesto libero descritto innanzi è probabilmente, nella mente degli uomini che ci hanno riflettuto, un contesto agricolo in cui gli uomini siano:
Non servì della gleba, ma vento per la terra. 

( Nell'accezione di spargitori di semi).

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