L'uomo moderno e lo sfruttamento del mondo
Sfruttiamo il mondo senza ritegno
I bollettini climatici ci lanciano segnali d’allarme sempre più chiari, supportati da dati e numeri, l’unico linguaggio che l’uomo moderno sembra ancora considerare affidabile. Eppure, questa creatura, complice la tecnica, si è allontanata profondamente sia dal mondo naturale sia da se stessa.
Tutti i mali del nostro tempo trovano origine in un’incapacità crescente di dialogare oltre i confini del linguaggio. L’incomunicabilità è ormai dominante: l’altro viene escluso, frainteso, ridotto a un’interpretazione che lo snatura.
I nostri modelli relazionali e gli strumenti pedagogici con cui ci avviciniamo al mondo alimentano questa frattura. Creano un’incapacità strutturale di instaurare relazioni autentiche. Solo attraverso un lungo e doloroso percorso di decondizionamento – un lavoro di sradicamento da anni di indottrinamento (familiare, scolastico, professionale) – qualche individuo può aspirare a una forma di libertà autentica e a una capacità pura di relazione.
Ma questo processo ha un costo altissimo: spesso vi si arriva compromessi, biologicamente ed emotivamente, ma anche intellettualmente. E, quando accade, il percorso è spesso segnato da illusioni: l’onda effimera di esperienze psichedeliche o l’approdo a una consapevolezza solo apparente. Solo raramente si giunge a un risveglio autentico.
Alcuni popoli antichi, così come certe comunità indigene, custodiscono ancora modelli di relazione più autentici. Questi rappresentano un tesoro culturale che dovremmo tutelare e tramandare. Anche il nostro mondo classico conserva frammenti di questa saggezza. Tuttavia, nel contesto del libero mercato, dove tutto è mercificato e ridotto a valore economico, tali ricchezze risultano prive di utilità immediata e, di conseguenza, non vengono né sviluppate né finanziate.
Il sistema economico mercantilista, con il suo paradigma di sfruttamento, rende questa disconnessione inevitabile. I Paesi ricchi erigono frontiere per proteggere i propri privilegi, dopo aver depredato i territori più poveri.
Gli esseri umani, rinchiusi dietro le mura delle proprie proprietà, ego e identità professionali, si combattono incessantemente. In questo scenario di conflitto perpetuo, gli animali, la natura e le culture ancestrali non hanno voce.
Sterminiamo senza rimorsi.
Sterminiamo animali, boschi, rocce, habitat naturali, culture, diversità e acque.
E tutto ciò in nome della nostra società.
Constatarlo è doloroso, ma necessario. Dobbiamo resistere, riprenderci la nostra vita, la nostra libertà e un’autenticità che abbiamo perso.