L'imborghesimento

02.04.2022

Vorrei condividere con voi una riflessione. Ho notato come vi siano delle parti in noi che temono il nuovo, lo sconosciuto, qualunque cosa che possa scuoterci; in qualche modo a volte ci chiudiamo all'evoluzione, alla crescita, a qualunque spunto da cui possa derivare un dubbio, una tensione, una crisi. Abbiamo in questo senso paura di avere una crisi, un ripensamento; abbiamo paura dell'ignoto perché non lo conosciamo, perché forse siamo ancora attaccati ad alcune cose, ad alcune illusioni che, se raggiungessimo una consapevolezza maggiore, dovremmo lasciare andare, forse abbiamo paura delle grandezze che potremmo scoprire. Abbiamo paura di subire una distruzione delle idee che abbiamo costruito, dei modi e delle forme di vita che abbiamo stabilizzato, dello schema di vita che ci siamo creati; ecco perché talvolta ci chiudiamo ad alcuni discorsi, ad alcune situazioni: perché non vogliamo correre il rischio che queste ci facciano cadere in una crisi, che ci instillino un dubbio. Penso che tutto ciò sia collegamento con l'imborghesimento; l'imborghesimento può essere visto come una chiusura al diverso, al profondo, allo sconvolgente, al perturbante, agli spunti di riflessione, ai momenti di evoluzione, di cambiamento. Ecco che quando ci imborghesiamo escludiamo dalla nostra vita tutto ciò che è estraneo, che ci può far mutare. Ci appiattiamo alla vita materiale, ci interessiamo alle merci scintillanti, ai gioielli, alle cose, alle tappezzerie; ci dedichiamo a criticare la macchia che uno c'ha sulla maglia; togliamo dalla nostra vita ogni considerazione sul senso della nostra esistenza, preferiamo pensare alle cose materiali, al benessere, al buon cibo, al riscaldamento, al tappeto, al cagnolino che diventa un pupazzetto, alla nostra salute, andiamo dal farmacista, abbiamo rispetto per il medico, per le istituzioni, a tutto ciò che è stabile, definito, materiale, misurabile, prevedibile, non perturbante. Ci interessiamo al materiale perché è quello che ci rimane dopo aver tolto ogni considerazione spirituale, esistenziale, ci interessiamo alla salute, al benessere perché non abbiamo altri valori, non abbiamo un senso che trascende dalla sfera materiale, non abbiamo fede, fiducia in qualcosa di più grande. Non vediamo più la bostra vita come un cammino, un'evoluzione, una ricerca, ma come un corpo da preservare, come un letto caldo, un buon pasto, la messa la domenica... Quando ci imborghesiamo accettiamo la mediocrità.

Ecco così che quando ci imborghesiamo non viviamo più veramente, ma perpetuiamo solamente il nostro corpo fisico; ristagniamo nell'abitudine, negli schemi, rimaniamo immobili e così vogliamo stare; non siamo più guidati da un senso, non abbiamo più intuizione, un collegamento con la sfera spirituale; diventiamo pupazzetti... volendo ripararci dalla vita, ecco che trasferiamo qualunque esperienza, qualunque narrazione che ci possa far riflettere in spettacolo, in commedia, ed in questo modo la appiattiamo subito; quando ci imborghesiamo non riflettiamo veramente sulle storie che incontriamo, ma preferiamo sederci, applaudire, commentare, fare i critici. E così quando ci imborghesiamo ecco che non parliamo nemmeno più, perché le parole vere rischiano di penetrare dentro di noi, di farci sorgere dubbi, di turbare la nostra quiete, la nostra sicurezza, di farci scivolare in una crisi; preferiamo allora trasformare tutto in chiacchiere leggere, in gossip, in fiato senza significato.

Quando ci imborghesiamo vogliamo anche essere difesi da ciò che ci può turbare, che ci può far cambiare, che può infastidire la nostra costruzione di vita; ci infastidisce il diverso, lo strano, l'intruso, l'anomalia perché può far vacillare le nostre sicurezze, le nostre abitudini. Ecco che allora vogliamo stati e governi che ci proteggano da questi rischi, vogliamo istituzioni ed autorità che smorzino il profondo, l'originalità, la diversità. La società imborghesita può anche divenire molto aggressiva quando subentra il diverso, al fine di espellerlo; coloro che si sono imborghesiti, le parti di noi imborghesite tenderanno sempre ad allontanare e ad escludere il perturbante, quello che ci può far riflettere.

L'imborghesimento causa una grande stasi, un'apatia del nostro essere, il tedio, una noia profonda; potrebbe anche essere che per scacciare questa noia la società ricerchi uno sconvolgimento, una catastrofe che succeda qualcosa di eclatante che ci costringa ad uscire dalle nostre abitudini, dal nostro immobilismo.

Queste sono solo riflessioni personali, non pretendono di essere veritiere e non vogliono offendere od essere un attacco verso nessuna persona

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