La rivoluzione non passa per i parlamenti, la rivoluzione è individuale
È molto diffusa la credenza che si possa ottenere un cambiamento attraverso i partiti politici, passando per il parlamento e la rappresentanza, e quindi restando all'interno della costruzione statuale. Qui devo specificare che sto parlando di un cambiamento molto profondo, che riguarda l'uscita, a mio avviso l'unica possibile uscita da questo modello di società. Questa società dove siamo massificati, consumatori, questa società autoritaria, materialista, volgare, superficiale, che sta devastando il mondo, che sta facendo delle gravissime violenze sugli animali. A mio parere non vi può essere alcun vero cambiamento restando all'interno della costruzione statuale e quindi anche un partito che volesse cambiare le cose, fintanto che rimane ed opera in questa costruzione statuale non può ottenere alcun cambiamento. Non vi può essere un cambiamento fintanto che la struttura della società è quella che vi è oggi. Con il termine struttura intendo il modo in cui la società sussiste concretamente: la società è fatta di metropoli, di agglomerati urbani, di palazzi, condomini dove le persone vivono separate e isolate le une dalle altre. In queste metropoli le persone non hanno un legame con la natura e con la terra, e quindi non hanno legame con le fonti dei loro mezzi di sostentamento; sono quindi dipendenti, e devono comprare il cibo da qualcuno che lo produce per loro. Nella nostra società la produzione è centralizzata: poche grandi industrie producono i beni per le masse metropolitane che diventano consumatrici, incapaci di produrre da se alcuna cosa. Questo consumismo delle masse e questa dipendenza delle masse dai beni di consumo e dalle grandi industrie conferisce un grande potere a queste industrie; si viene così a formare una mancanza di democrazia, in quanto il potere viene accentrato nelle mani delle industrie. Le industrie si basano sull'utilizzo di macchinari che permettono con la loro grande capacità produttiva l'accentramento della produzione. L'accentramento della produzione e la lontananza geografica ed emotiva del consumatore fanno sì che l'industriale non produca per il bene del consumatore, per soddisfare i bisogni del consumatore, ma per avere del denaro, che rappresenta il potere sulla vita altrui. Questa struttura della società crea il modello sociale in cui viviamo. Qualunque partito arrivi, finché la struttura della società rimane questa, non potrà cambiare questo stato di cose: la società rimarrà statalista, industrialista e consumista. Il partito che opererà all'interno di questa società potrà apportare dei miglioramenti ma sempre all'interno di queste coordinate. Per questo a mio parere il cambiamento deve passare per l'individuo. È l'individuo che deve decidere di cambiare la sua vita, di non partecipare più a questa società, di non essere più consumista; è quindi l'individuo che deciderà forse di andare a vivere fuori dalla città, magari con altre persone, formando così una comunità dove sia libero dal lavoro delle metropoli. Sarà l'individuo che deciderà di non vedere più il tutto in modo materiale, che deciderà di non sacrificare tutta la sua vita al lavoro, di essere più consapevole, di cambiare la scala di valori; sarà l'individuo che deciderà di abbandonare la fretta e le relazioni usa e getta preferendo quelle autentiche e profonde. Così può avvenire il cambiamento, attraverso la rivoluzione interiore; quando molti individui attueranno questa rivoluzione, allora cambieranno la loro vita, magari si uniranno, formeranno comunità, e vivranno una vita diversa. Il cambiamento deve passare per l'individuo perché il potere alla fine risiede nell'individuo, che può deciderlo di delegarlo ad altri, alla società. Per questa rivoluzione è necessario che il potere ritorni all'individuo, che non sia delegato a nessuno, in modo che non vi sia più autoritarismo.