GOZZANO: IL POETA ED IL CREPUSCOLO DELL'UOMO

02.01.2025

"Risorgo nell'anno 1850.

 

Celebre verso di Guido Gozzano tratto dalla poesia: L’amica di nonna Speranza.

Come meglio iniziare, se non con questa citazione?

Gozzano, attraverso la pace e la riflessione della sua poesia, riesce a evocare la vita e gli scenari del suo tempo: un’epoca che, pur appartenendo all’ancien régime, era già attraversata da cambiamenti profondi.


Definito dalla critica un poeta crepuscolare, Gozzano si distingue per i toni sommessi e per il messaggio della sua breve ma intensa produzione letteraria. In antitesi alla magnificenza e alla grandezza di D’Annunzio, egli si sofferma sulle piccole cose, senza però caricarle di significati trascendentali o religiosi. Le ammira nel vuoto che le ospita, nella loro assenza di senso, ravvisando in esse solo il peso mortale della loro relazione con l’uomo – il vero protagonista della poesia di Gozzano: il mortale.

Mortale, perché è proprio questa transitorietà, questa limitatezza esistenziale che esplora la sua avventura poetica, intrisa di un pessimismo di matrice schopenhaueriana. Nelle sue lettere intime emerge un senso di disillusione profondamente radicato, forse alimentato dalla sua malattia, la tubercolosi. Nei momenti di salute, Gozzano si apre a sprazzi di gioia vitale, ma questi sono ribaltati durante le crisi respiratorie. La sua cagionevole salute, sebbene non l’unica causa, funge da motore per il pessimismo della sua poetica, dove l’essere umano appare immerso in un mondo indifferente. Solo la pietà – quasi un riflesso di un occhio misantropo – tenta di dare un senso al vivente, una luce che contrasta il buio profondo che avvolge l’esistenza.

La malattia diventa per Gozzano sia dannazione che salvezza, un’esilio che gli consente di osservare il mondo da un eremo isolato. La vita di città gli sarebbe altrimenti insopportabile, così come detesta quella di paese. Questo è un punto particolarmente interessante, poiché in componimenti come La signorina Felicita la semplicità della vita rurale sembra opporsi all'inurbamento selvaggio che rende la vita simile alla morte.


Tuttavia, nemmeno in quell’ambiente il poeta trova conforto, percependone la ristrettezza materiale e mentale.


Un altro tema fondamentale è l’influsso kierkegaardiano, con il suo senso delle "infinite possibilità": quello che potevo essere e non sono. Questo pensiero affascina Gozzano in maniera abissale. La mortalità, che sottende ogni cosa umana, appare come un limite invalicabile contro cui si scontrano tutte le illusioni del poeta. I suoi rapporti sembrano quelli della Morte che osserva gli umani nel celebre quadro di Klimt, La Morte. L’illusione e la vicinanza con l’altro generano calore, e a uno sguardo crepuscolare e disincantato creano persino l’illusione di una resurrezione. 

Una vittoria momentanea sulla morte, che consente di trascendere i propri condizionamenti e di rilassarsi nella felicità della contemplazione.

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