GLI ORTI SOCIALI - LA RIVOLUZIONE NECESSARIA
Il nostro progetto degli orti sociali è una rivoluzione silenziosa, ma necessaria. Un seme che affonda le sue radici contro l'industrializzazione che ha reciso il legame sacro tra l'essere umano e la Terra. In un mondo dominato da macchine, velocità e profitto, noi scegliamo la lentezza, il gesto manuale, il contatto vivo con il suolo.
Tornare a coltivare con le mani significa riappropriarsi non solo del cibo, Ma anche di un linguaggio perduto: quello che ci unisce al mondo naturale. La Terra non è inerte, non è oggetto da sfruttare: è organismo vivente, è madre, è interlocutrice. E le piante, come ci ricorda Monica Gagliano, parlano. Comunicano tra loro, percepiscono, apprendono. E possono insegnarci molto su come abitare questo mondo senza distruggerlo.
Negli orti sociali si coltiva insieme, si ascolta il silenzio fertile della natura, si riscoprono capacità sopite: l'attenzione, la cura, la relazione profonda. È un atto politico e spirituale insieme. È un invito a uscire dal dualismo che ci vuole separati da ciò che ci nutre.
Perché coltivare un orto senza macchine è anche coltivare una nuova idea di umanità: più umile, più attenta, più libera.
Perchè coltivare vuol dire essere liberi.
