FAMILY MAN - RECENSIONE SENSO E FILOSOFIA DEL FILM

07.09.2023
Nicolas Cage è un attore iconico del cinema mondiale e devo dire, molti dei suoi film mi piacciono. Specialmente quelli in cui, come nel ladro di orchidee, recita il ruolo di un personaggio in crisi esistenziale. Questo Family man è uno di quelli.

Qui jhon, Nicola Cage, il re di Wall street proprio come fosse l'archetipo del moderno Signor Scrug ( o come si scrive...insomma il personaggio del canto di natale), durante la vigilia di Natale incontra lo "spirito del Natale" che gli fa assaporare quella che sarebbe stata la sua vita se 13 anni prima avesse scelto di restare con la sua ragazza dell'università invece di partire per un esperienza lavorativa di "1 solo anno" a Londra: presso una grande banca d'affari.

Il film da questo momento in poi si baserá sulla dicotomia tra questi due scenari possibili. Uno pieno di soldi, comfort, rapporti superficiali e lusso; ma pieno anche di solitudine mentre l'altro ricco di sacrifici, precarietà economica ma pieno anche di affetti familiari e d'amicizia.Ad una prima ritrosia e difficoltá del jhon di Wall Street ad ambientarsi nella sua nuova vita da uomo comune subentrerá presto, facendo brezza nella sua apatia, l'affetto ed il corpo emozionale che i rapporti familiari innegabilmente proiettano in noi.Cosí il nuovo jhon, conscio di quello che ha perso, quando ritornerà alla sua vecchia vita di Wall street, dopo questo brutto sogno, fará di tutto per incontrare la sua Kate e creare, o meglio, avere l'opportunità di creare, quel sogno familiare.

Ed eccoci qui, al succo del film. 

Un film scritto e girato molto bene sia chiaro.Quello che interessa a noi è la possibile riflessione esistenziale che il film ci permette. Questo perchè il film ci mette davanti all'angoscia esistenziale di cui parlava Kierkegaard. Avere davanti agli occhi i mille scenari possibile che ogni nostra possibile scelta può aprirci ci destabilizza, ci mostra come essere vincolato alle contingenze, come frutto dei singoli condizionamenti che di volta in volta, consci o inconsci, scegliamo di perseguire. Anche lo scendere da una carrozza, come ammonisce il Don Giovanni Kierkegaardiano, può costituire un passo decisivo.Ed allora a Jhon gli si mette davanti quest'abisso esistenziale tra quello che è e quello che sarebbe potuto essere. È questa consapevolezza, una volta tornato in lui, proprio come preammoniva il filosofo, gli genererá angoscia...un' angoscia che lo porterá a ricercare per bisogno e sensazione intrinseca di vuoto la sua compagna e fare quel famigerato passaggio da uomo estetico a uomo etico.

Certo, tra la critica, vi è anche chi ha visto il film come uno specchio di propaganda della civiltá moralistica americana. Ovvio, avere il corpo sociale compresso nelle strutture della famiglia, strutture rigide ed egoistiche può certo essere efficente in una società del controllo. Ma oltre a questa sfumatura politica il film antepone i legami emozionali a quelli puramente economici e di consuetudine. 

Detto questo è un film che fa riflettere quindi non possiamo che promuoverlo!

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