Democrazia
Recuperiamo il valore della democrazia
Democrazia… parola sempre usata, parola spesso abusata, moneta svalutata; democrazia... sogno, desiderio, ricerca secolare...democrazia...valori umani, dignità umana e libertà; democrazia: vetta troppo spesso non raggiunta, spesso evitata. Ma che cos'è questa democrazia? Innanzitutto, vorrei cercare di fare chiarezza sul significato e l'uso che si fa di questo termine. Spesso con la parola democrazia si intende un sistema in cui vige il suffragio universale, in cui vi sia un parlamento nel quale le decisioni vengono prese a maggioranza. Ma a volte questo termine viene usato per intendere un sistema politico in cui siano rispettati i diritti umani, in cui vi sia libertà, partecipazione, uguaglianza, in cui vi sia il pieno rispetto della dignità, un tentativo di raggiungere il pieno sviluppo della persona umana, ed in cui tutto il popolo abbia modo di contribuire alla vita politica del paese, in cui quindi non viga la tirannia della maggioranza, ma vi sia la protezione e la tutela delle minoranze. Ora vorrei fare alcune considerazioni sulla democrazia per cercare di andare più a fondo. La democrazia è un qualcosa di difficile: richiede impegno, richiede responsabilità individuale, richiede di non delegare ad altri le proprie decisioni, richiede di essere liberi, e questo non è sempre facile. A mio parere non vi può essere democrazia se noi, tutti noi, in prima persona non siamo democratici e non siamo liberi. Quindi a mio parere innanzitutto dobbiamo essere democratici nella nostra comunità interna: questo significa che dobbiamo dare ascolto a tutte le nostre parti interne, a tutte le nostre istanze interne; significa che non dobbiamo essere dei tiranni dentro di noi ed avere delle strutture autoritarie al nostro interno, strutture che sopprimono alcune nostre parti. Questo tema è spiegato egregiamente da Mauro Scardovelli per cui non mi dilungherò oltre. Perché vi sia la democrazia noi dobbiamo essere liberi, indipendenti; come diceva Gandhi, perché l'india conquisti lo swaray, cioè l'indipendenza, ogni indiano deve conquistarlo personalmente. Così noi , se vogliamo la democrazia , dobbiamo essere liberi. Ma a mio parere oggi per molti aspetti non è così. La stessa struttura della società non lo permette. Partiamo dal punto di vista economico: come diceva Kumarappa nel suo libro intitolato Gandhian economic thought, non vi può essere democrazia in una società in cui la produzione è centralizzata. Mi spiego meglio: nella nostra società odierna noi spesso siamo consumatori. Pensiamo semplicemente alla nostra vita quotidiana: i nostri vestiti non li abbiamo fatti noi, ma li abbiamo comprati in un negozio che viene rifornito da grandi industrie multinazionali che sono ubicate in luoghi lontani; il cibo che mangiamo non lo abbiamo prodotto noi né i nostri vicini ma proviene dai supermercati che vendono prodotti provenienti da tutto il mondo e spesso prodotti in modo intensivo, centralizzato e violento( pensiamo alle violenze, alle torture ed allo sfruttamento che subiscono gli animali negli allevamenti intensivi). Questa centralizzazione della produzione, ossia il fatto che la produzione avvenga in pochi e grandi stabilimenti industriali lontani da dove avviene il consumo, crea la dittatura. È questo perché insieme alla produzione viene centralizzato il potere economico e quindi, di conseguenza, politico. Il consumatore non ha alcun potere sulla produzione e diviene in questo modo dipendente dalle grandi industrie conferendo alle stesse potere. Il consumatore si allontana dai luoghi della produzione decentralizzata che fino a quel momento gli avevano dato da vivere( la campagna, la natura) e va a vivere nelle metropoli, dove anche la popolazione si accentra. Nelle metropoli i consumatori diventano lavoratori, ed ecco che di conseguenza arriva il denaro, che è il mezzo col quale l'imprenditore compra il tempo del lavoratore. L'amministrazione delle industrie tenta di rendere il consumatore bisognoso di denaro inducendogli il desiderio di una vita piena di consumi e di svaghi costosi. Questo stile di vita " elevato" rende schiavo il consumatore del denaro e del lavoro. Il perseguimento del denaro, una volta allontanatisi dalla natura e dalle altre persone diventa lo scopo di vita . Il denaro diventa il mezzo per sbarazzarsi del proprio tempo. In questo modo il potere si accentra e la società diventa autoritaria; di conseguenza, l'etica e l'educazione diventano autoritarie; con l'educazione si tenta di inquadrare i bambini, si tenta di renderli consoni alla società e preparati a sottomettersi al potere in modo da farsi strada nella società stessa; questo non giova alla libertà ed allo sviluppo della persona umana. Inoltre la distanza del consumatore dalla produzione lo rende ignorante ed incosciente dei mezzi di produzione; l'accentramento del potere rende il cittadino ignorante dei meccanismi di funzionamento della società. In questo modo si crea indifferenza, incoscienza, manipolazione. Il consumatore può in modo incosciente o indifferente contribuire a modi di produzione violenti e crudeli o a gestioni della cosa pubblica violente e contrarie ai valori umani ed al rispetto della natura. Inoltre l'amministrazione delle grandi industrie studierà i modi di far sì che gli oggetti di consumo diventino attraenti, diventino comodi e desiderabili. Questo rende il consumatore ancora più pigro, passivo e schiavo dei prodotti di consumo. Ecco che la produzione centralizzata porta alla società dei consumi, dove i produttori per vendere i loro prodotti, spesso superflui, creano desideri nei consumatori con la pubblicità e la manipolazione, per avere il loro denaro e così ottenere la loro schiavitù. Allo stesso modo in cui il consumatore consuma oggetti materiali, così consuma l'informazione e modelli di pensiero. In questo modo l'individuo non è nemmeno più indipendente nei suoi valori, nei suoi pensieri, nei suoi aneliti.
Per tutto questo le nostre società non sono democratiche e sono autoritarie e violente; per questo l'informazione è violenta e manipolatoria. A tutto ciò, almeno a mio parere, è possibile rispondere con la decentralizzazione, economica e politica. Il riavvicinamento ai mezzi di produzione ridona indipendenza , autonomia ed agevola la democrazia. Insieme al decentramento economico arriva il decentramento politico. I grandi stati centralizzati lasciano spazio alle piccole comunità, dove il potere è gestito democraticamente, in assemblee di villaggio, dove viene rispettato per quanto possibile il criterio di unanimità, dove cioè sia ascoltata e dove sia dato peso all'opinione di ognuno. Ma il decentramento è ancora maggiore, ed ecco che il potere non viene nemmeno delegato alla comunità, ma il potere risiede nell'individuo stesso, nella sua responsabilità. L'individuo diviene indipendentemente, la sua libertà ed autodeterminazione viene pienamente riconosciuta e rispettata. Ecco che in questo modo nella società decentralizzata vien meno l'autoritarismo, ed alla verticalità dei rapporti, ossia ai rapporti incentrati su relazioni di potere, si sostituisce l'orizzontalità, rapporti dove gli individui si confrontano considerandosi pari e liberi, e dove l'uno rispetta l'altro e riconosce la sua dignità. Ecco che in una società di tal genere l'etica non è più autoritaria, ma è rispettosa dell'essere umano, del suo essere. Il bambino viene valorizzato nei suoi talenti naturali, viene fatto crescere liberamente senza imposizioni e manipolazioni. La considerazione suprema diviene l'uomo e la natura tutta. L'obiettivo non è più la ricerca del profitto ma l'espressione del proprio essere. Ecco che allora ci possiamo dischiudere alla contemplazione dell'esistente e del divino nell'esistente, alla celebrazione, alla gioia ed al mistero insito nell'esistente. Ecco che viene dato valore alla scintilla divina presente nell'uomo e in tutto l'esistente. Questo tipo di democrazia richiede una profonda fiducia nella dignità e nella bontà dell'uomo e nel divino che vi è nell'esistenza.