Comunità resiliente e rigenerativa: un tuffo nella vita

22.02.2022

Mente stretta, buia, catene dell'ego

Mondo vecchio, violento, vorace, diviso

Città, smog, frastuono, industria

Ruoli sociali, routine... sbabum!

Cos'è stato? Ecco un monte, una montagna di luce, alberi luminosi

Ed ecco l'aria: tersa, limpida, fresca, attraversata e alleggerita da fasci di luce.

Ecco lo spazio, ampio e vasto in cui la mente può finalmente uscire dai vicoli stretti e contorti, liberarsi, ampliarsi, slegarsi, espandersi, svuotarsi e lasciare andare, con gioia e benedizione:

una fresca luce finalmente la inonda e le schiarisce la via, la quiete finalmente le dona pace.

Questa gita è stata ricca di spunti e di occasioni di crescita per la consapevolezza e la personalità. Eppure il luogo dove sono stato era una semplice casa in montagna, delle semplici coltivazioni; cosa ci può essere di profondo in tutto ciò, quali occasioni di crescita vi si possono nascondere? All'apparenza, in effetti, non c'era nulla di particolare, nulla di eclatante o straordinario, nulla che stupiva o sbalordiva. E nonostante ciò, tutto lì era diverso, tutto era nuovo e pervaso da uno spirito inedito, pieno di fortezza, di autenticità, e di verità. Quello era il nuovo mondo, quello era un altro mondo in questo, di mondo. All'apparenza uguale, ma del tutto diverso. Ho sentito dire talvolta che la nostra coscienza crea il mondo in cui viviamo, e questo ne è un ottimo esempio. Era la visione, lo spirito che vi era in quel luogo e nelle persone che lo abitavano, a renderlo nuovo, diverso. Era la profonda e tenace volontà esistenziale e guerriera, commovente... i fondatori di questa comunità vogliono creare e costruire una realtà che sia diversa da quella del sistema violento, vorace, distaccato, privo di empatia e comprensione, punitivo, colpevolizzante; vogliono creare una realtà dove vi sia rispetto dell'ambiente, del pianeta, delle piante, degli animali, delle persone. Penso che questa loro volontà sia generosa ed in qualche modo epica... epica perché è maestoso e bello il raggiungimento della consapevolezza e della liberazione necessaria per comprendere i mali del sistema, le false credenze, epica perché grandioso è il fatto che loro, pochi e deboli, fragili e privi di mezzi ma sostenuti dalla forza dello spirito e dei valori si contrappongano al sistema, organizzato, forte, brutale, rifornito dalle sue industrie fumanti, epica e commovente per il loro cercare di costruire un'alternativa, faticosamente, in mezzo a mille difficoltà, immersi nel buio ma sempre guidati dalla luce dello spirito. Ma in che cosa consiste la loro differenza dal sistema? Il sistema è autoritario, violento, chiuso, pieno di credenze, di ruoli, il sistema non ha empatia, distrugge il pianeta con la sua avidità e volontà di potere; ad esempio: nel sistema le persone non si procurano il cibo che mangiano, ma lo comprano nei supermercati. Ciò produce accentramento ( le persone non stanno più a contatto con la terra per produrre o raccogliere il proprio cibo e si ammassano nelle città), l'accentramento delle persone produce accentramento del potere, l'accentramento del potere produce dipendenza e subordinazione delle persone( le persone dipendono dal sistema perché è quello che detiene la produzione e divengono consumatori inconsapevoli dei beni che acquistano, da dove questi provengano, dei mali che la produzione degli stessi comporta); inoltre l'accentramento produce ignoranza fra le persone perché crea distacco( una persona ad esempio non sa più da dove proviene un certo cibo, non sa più che differenza c'è fra una farina biologica e raffinata, perde contatto con la natura, dimentica il suo legame con essa). Loro invece puntavano all'autosufficienza alimentare, cosa che evita tutti questi mali, non praticavano l'agricoltura intensiva, dove il suolo viene sfruttato e drogato poiché il fine è quello di ottenere il massimo, di possedere, di avere potere, di competere; il loro metodo di coltivare consisteva nel lasciare fare alla natura, nel conoscere e rispettare la natura; non aravano i campi, convinti che ciò avrebbe distrutto la ricchezza e l'equilibrio che vi era nel suolo, non utilizzavano fertilizzanti; semplicemente, facevano dei piccoli buchi nella terra, vi mettevano i semi, pacciamavano e lasciavano che la natura facesse il suo corso. Non erano dei consumatori irresponsabili e dipendenti, al contrario erano consapevoli, responsabili e avevano potere su ciò che gli dava da vivere. In questo modo seguono e ravvivano l'insegnamento gandhiano che prescrive di essere responsabili, anche in economia, di evitare l'industrializzazione e le macchine che accentrano la produzione e alienano, allontanano e distaccano l'uomo da sé stesso. L'esperienza presso la comunità mi ha fatto comprendere meglio il fatto di come ogni azione che noi compiamo nel sistema, ogni accondiscendenza, come utilizzare la macchina consumando carburante, fare la spesa in un supermercato acquistando prodotti coloniali o che provengono dall'industria violenta, significhi contribuire al sistema stesso ed ai suoi mali; mi ha fatto comprendere e vedere la violenza insita in ogni gesto compiuto all'interno del sistema e secondo le logiche del sistema; questa comprensione ci permette eticizzare le azioni che compiamo. La loro responsabilità non si limitava all'ambito economico ma si estendeva anche nell'ambito delle relazioni umane; loro infatti volevano uscire dal modello di relazione del sistema, basato su accuse, giudizi colpevolizzazioni, mancanza di dialogo e comunicazione, punizioni, paura; nel sistema i bambini crescono fra tutte queste cose, non sono ascoltati, non sono stimolati ma anzi sono bloccati nelle loro ricerche e nella loro espressione; loro invece volevano creare un modello diverso: in questo modello non ci si giudica ma ci si ascolta, vige il dialogo; se uno dei membri della comunità ha bisogno di dire qualcosa, di parlare di qualcosa può in modo tranquillo chiedere agli altri di farlo ed allora i membri della comunità si dispongono in un cerchio dove ci si può esprimere liberamente; nella comunità poi non venivano evitati i conflitti, ma si affrontavano: nel caso insorgano conflitti ci si mette in cerchio e si dialoga, senza accusare ma cercando di capire e comprendere le ragioni altrui. Nella comunità si comunica molto, ci si esprime, non si tengono nascoste le cose; il dialogo poi è molto sviluppato perché vi è anche una conoscenza della psiche umana, infatti ad esempio se un membro della comunità è arrabbiato non dirà "io sono arrabbiato", perché questo produrrebbe un'identificazione del soggetto con la rabbia, ma dirà "una mia parte è arrabbiata": questa formulazione aiuta ad osservare la propria rabbia ed a comprenderla. Inoltre nella comunità non ci si vergognava di scambiarsi gesti di affetto.

Questa esperienza mi ha riempito di gioia e di senso e di maggiore consapevolezza, mi ha permesso di comprendere meglio alcune relazioni fra le cose. In definitiva è stata un'esperienza molto bella, anche grazie agli amici con cui sono andato in questa comunità, con i quali sono stato felice di stare e che mi hanno aiutato anche ad osservare me stesso, perché nelle relazioni ci si riesce ad osservare e capire meglio.

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