La cura dell'altro

02.04.2022

Voglio condividere con voi oggi una riflessione. Nella nostra società siamo sempre incentrati, concentrati su noi stessi: siamo sempre immersi nei nostri problemi, sempre coinvolti nei nostri desideri, nel tentativo di raggiungerli, sempre intenti ad ottenere, ad accrescerci, a realizzarci; e tutto ciò continuamente, tutti i nostri giorni. La società stessa in fondo ci spinge a comportarci in questo modo: fin da quando siamo piccoli siamo immersi in una miriadi di problemi e di obiettivi personali da raggiungere: abbiamo problemi a scuola e dobbiamo risolvere i problemi di matematica, dobbiamo conseguire una buona pagella a fine anno,un buon diploma, una buona laurea, una buona carriera, dobbiamo cercare di ottenere una buona considerazione dai nostri genitori, dalla società, dobbiamo cercare di ottenere una fidanzata, una casa, una macchina, dei conseguimenti intellettuali, culturali, spirituali... L'essere immersi in questi problemi e nel tentativo di realizzare questi obiettivi a sì che noi ci incentriamo su di noi, anche se noi non lo vogliamo; anche se vorremmo dedicarci ad altro oltre che a noi, siamo obbligati a concentrarci su di noi da scuola, università, lavoro, schemi sociali... Così ci chiudiamo nel nostro mondo personale chiudendoci al mondo, così ci chiudiamo nel nostro ego e vediamo il fuori come staccato, separato da noi, come una realtà su cui noi dobbiamo estendere la nostra influenza il più possibile, come una realtà da usare e sfruttare per i nostri fini; vediamo anche gli altri esseri viventi e le altre persone allo stesso modo; spesso infatti quando ci rapportiamo agli altri non lo facciamo sinceramente, ascoltando e dialogando veramente con l'altro, ma lo facciamo tramite un'elaborata serie di tattiche e di strategie, come se il rapporto con un'altra persona fosse una campagna militare, una guerra in cui noi, con le nostre strategie, consce o inconsce, dobbiamo conquistare l'altro, dobbiamo arrivare a incatenarlo per possederlo; in questo senso vediamo gli altri come cose da conquistare. Questo modo di vivere tende a produrre conflitto, perché ognuno diventa un conquistatore, nessuno riesce a vedere le istanze altrui.

In questa situazione di chiusura nel proprio ego, l'ansia cresce ed i problemi si ingigantiscono; avrò infatti ansia di realizzarmi, sarò sommerso dai problemi personali che assumeranno grande importanza perché è ciò attorno a cui ruota la nostra vita; i problemi diventano grandi perché siamo chiusi in noi stessi, perché i nostri problemi diventano totalizzanti dato che per l'unica realtà che esiste è la nostra; in questo senso, un mio problema personale, dato che per me l'unica realtà è la mia, diventa enorme. I problemi diventeranno grandi perché siamo soli, non conosciamo l'altro, chiunque esso sia, pianta, animale, minerale, uomo, il divino.

Ecco perché a mio parere oggi l'altro diventa una cura, il concedersi all'altro diventa una cura. Il darci all'altro, il vedere finalmente l'altro, ci permette di vedere che non esiste solo il nostro mondo, la nostra carriera, i nostri obiettivi, ma esiste anche dell'altro; mi permetterà di capire che non esisto solo io, che sono solo una parte di un tutto più grande; questo mi permetterà di rilassarmi, di lasciarmi andare, perché capisco che non esisto solo io ed i miei obiettivi, pensieri. Il conoscere l'altro mi permetterà di distaccarmi da me stesso, in qualche modo di uscire da me stesso e di partecipare in grado maggiore al tutto. Così scopriamo nuovi valori, non più l'autorealizzazione, lo sforzarci di ottenere qualcosa, ma la fiducia, l'affidamento; impariamo ad affidarci anche a qualcosa di più grande di noi, forse potremmo dire al divino. Impariamo la sincerità, la fratellanza, possiamo riscoprire l'amicizia. Ma per far questo dobbiamo lasciare uscire dal nostro ego.

Quindi amici, cerchiamo di donarci di più all'altro, per il bene di tutti.

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